Presentati oggi i risultati dei primi 100 mila test sierologici effettuati nel Lazio, un’azione importantissima di tracciamento del virus nella nostra regione. Un lavoro fondamentale che sta impegnando decine di operatori, che ringrazio, e sta coinvolgendo migliaia di cittadini della nostra regione.
La strategia basata sulle tre T: “testare, tracciare, trattare” è stata fin dall’inizio un’arma decisiva nella lotta al virus. I test sierologici sono stati sperimentati nelle zone rosse, a partire dal caso Nerola, per poi allargarla all’intera regione.
La più importante indagine di sieroprevalenza in Italia. Dalle prime sperimentazioni, che sono state fondamentali nell’intervento nei focolai e per capire l’impatto del virus sulla popolazione, abbiamo esteso l’indagine all’intera regione. Sono stati acquistati in tempi record 300 mila test sierologici avviati l’11 maggio e proseguiti senza sosta con un ritmo di 10 mila test quotidiani.
Il sistema integrato test-tamponi L’indagine epidemiologica, combinata con la possibilità di eseguire i tamponi nei 17 drive in dislocati nelle varie ASL, si sta dimostrando un’arma fondamentale per conoscere e combattere questa terribile epidemia: abbiamo messo a punto un vero e proprio modello di azione, che ci permette di capire il virus, la sua diffusione, scoprire gli asintomatici e intervenire repentinamente quando si trovano nuovi focolai.
I primi risultati. Gli oltre 108 mila test ci descrivono la situazione che la percentuale di popolazione che ha sviluppato gli anticorpi è circa del 2,4% di persone testate.
“Il sistema di monitoraggio del test ci sta dando i risultati sperati ma il quadro della battaglia resta molto complesso. Riprendiamo la vita ma con le dovute accortezze. Stiamo riuscendo a contenere la pericolosità della diffusione del virus ma siamo nel cuore della battaglia. Questi test ci consegnano dei dati positivi, perché dimostrano che il virus è in fase discendente, ma nello stesso tempo mostrano una popolazione molto vulnerabile” – così il presidente, Nicola Zingaretti.
“Questi dati sono molto chiari. Il primo da evidenziare è quello sugli operatori sanitari che hanno una sieroprevalenza del 2%, leggermente inferiore al 2,4% che è quella di tutte le popolazioni osservate nell’indagine regionale. Quindi questo ci dice che i nostri operatori sanitari si sono comportati in maniera corretta, usando i dispositivi che non sono mai mancati nelle nostre aziende. Le forze dell’ordine hanno una prevalenza nella media regionale del 2,4%, con una positività ai tamponi risibile” – parole di Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani.