La Regione Lazio porta nella Capitale l’immenso patrimonio documentale dell’Archivio Flamigni, uno dei più importanti centri di documentazione nazionali, specializzato nello studio della storia dell’Italia Repubblicana, in particolare degli eventi legati a terrorismo, stragi, eversione politica, mafia e criminalità organizzata. Fondato nel 2005 a Oriolo Romano da Sergio Flamigni, saggista, partigiano, deputato e poi senatore del PCI, e diretto da Ilaria Moroni, l’Archivio è stato trasferito, grazie all’impegno della Regione Lazio, presso “MEMO, Spazio di storia e memorie”, il nuovo spazio regionale situato a Garbatella, uno dei quartieri più significativi della storia della Resistenza romana.
“Un patrimonio di documenti e materiali difeso con tenacia da Sergio Flamigni, che in caso contrario sarebbe andato perso. È una follia italiana che questi materiali venissero conservati in una casa privata, perché le istituzioni non si erano prese carico di questo patrimonio della Repubblica” – ha commentato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, nel corso della sua visita alla nuova sede dell’Archivio Flamigni, nel quartiere Garbatella di Roma. “Oggi inizia un lavoro: parte un processo, in un luogo vivo, di valorizzazione della cultura – ha concluso Zingaretti – Con una rete culturale, portiamo qualità nei quartieri, dal centro alle periferie. Memo non è una parentesi nel nulla. Abbiamo riaperto oltre 50 luoghi urbani dando loro una valenza culturale“, ha spiegato Zingaretti che ha fatto l’esempio delle ville dei Casamonica, tutti centri culturali, del WeGil, riaperto a Trastevere dopo 40 anni di chiusura, dei progetti a Corviale. Prossima grande tappa sarà la riapertura del Filmstudio.
MEMO è frutto del lavoro di riqualificazione messo in campo dalla Regione per il recupero dei locali Ater di piazza Bartolomeo Romano: un punto facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici (è ad appena 450 metri dalla fermata della metro B Garbatella), a poca distanza da via Ostiense e dalla Circonvallazione Ostiense, due arterie principali di questo quadrante della Capitale, e in prossimità di diversi centri e punti d’aggregazione universitari. Lo spazio ospita al piano terra una reception, dove i ricercatori verranno accolti su prenotazione, e una sala lettura da 14 posti per la consultazione dei documenti. Il piano seminterrato accoglierà invece la sala archivio dove sarà conservato il patrimonio documentale. Per la realizzazione dello spazio, la Regione Lazio ha investito oltre 320 mila euro tra fondi europei e risorse regionali ed è previsto un impegno di gestione di circa 120 mila euro all’anno.
MEMO sarà aperto per la consultazione dei documenti a partire dal 15 febbraio, su appuntamento, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 17, sarà gestito dalla società in house LAZIOcrea S.p.A. e vedrà la collaborazione dell’Istituto di studi giuridici Arturo Carlo Jemolo.
Con la nascita di MEMO, la Regione inaugura un nuovo centro culturale a disposizione della cittadinanza, uno spazio di formazione, didattica e incontri, che ospiterà seminari, convegni, presentazioni, esposizioni per conoscere e approfondire gli eventi e i protagonisti della storia del Novecento italiano. Grazie alla sinergia con la vicina Biblioteca Moby Dick, l’hub culturale della Regione Lazio di Garbatella, prenderà il via un ricco calendario di appuntamenti, anche in presenza, non appena le disposizioni governative in materia di contenimento dell’epidemia da Covid-19 lo consentiranno.
Le attività
Già dai prossimi giorni, al via le prime iniziative digitali con l’inaugurazione del ciclo “Il documento del mese” attraverso cui il pubblico potrà scoprire i “tesori” custoditi nell’immenso patrimonio documentale dell’Archivio Flamigni e contemporaneamente approfondire pezzi fondamentali della nostra storia. Si parte a febbraio con un documento dedicato alla figura di Aldo Moro, a marzo verrà approfondito il tema del voto alle donne, ad aprile si parlerà della Resistenza mentre a maggio verranno mostrati dei disegni realizzati dai bambini durante i 55 giorni del sequestro Moro.
In programmazione anche, per l’apertura di febbraio dello spazio, l’evento in streaming “Archivio Flamigni: tra carta e digitale”, per conoscere le attività e la storia del centro di documentazione; l’8 marzo è previsto un incontro sul tema “Gli slogan femministi tra le carte d’archivio” mentre il 16 marzo, anniversario della strage di Via Fani, verrà presentato “Il Memoriale di Aldo Moro”, l’edizione critica nata dal lavoro di Francesco Biscione, Miguel Gotor, Sergio Flamigni, Ilaria Moroni, Antonella Padova e Stefano Twardzik coordinati da Michele Di Sivo. Il 25 aprile, per l’Anniversario della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista, giornata dedicata alla figura di Flamigni con l’evento “Il partigiano Sergio”; il 9 maggio, infine, in occasione del Giorno della Memoria per le vittime del terrorismo, presentazione del sito www.aldomoro.eu e dell’interessante mostra, che è possibile visitare virtualmente, dedicata allo statista pugliese.
L’Archivio Flamigni
Dalla sua fondazione, il Centro di documentazione Archivio Flamigni lavora per conservare, tutelare, rendere accessibili e valorizzare le fonti documentarie e le testimonianze su terrorismo, stragi, eversione politica, mafia e criminalità organizzata. Riconosciuto di notevole interesse storico e pertanto sottoposto al vincolo della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, è impegnato anche nella creazione di un’infrastruttura al contempo educativa, giudiziaria e storiografica che consenta di rendere disponibili per un ampio pubblico tutti i documenti di interesse prodotti e conservati negli archivi dei tribunali italiani attraverso il censimento delle fonti e la loro digitalizzazione. Inoltre, offre collaborazione agli insegnanti che vogliano lavorare con i propri studenti su questi temi così importanti della nostra storia recente, costruendo insieme percorsi laboratoriali e moduli didattici specifici.
Attualmente, il Centro conserva l’archivio di Sergio Flamigni e i fondi archivistici di: Emilia Lotti, dirigente nazionale dell’Unione donne in Italia e del PCI; Piera Amendola, responsabile dell’archivio della Commissione P2; Aldo Moro, il cui versamento completa e arricchisce il patrimonio archivistico del politico conservato presso l’Archivio centrale dello Stato; Angelo La Bella, partigiano, dirigente del PCI, studioso della strage di Portella della Ginestra; Giuseppe De Lutiis, storico del terrorismo e dei servizi segreti. L’Archivio Flamigni cura anche il fondo archivistico di Giuseppe Zupo, difensore di parte civile nel processo per gli omicidi Reina, Mattarella e La Torre-Di Salvo, del giornalista RAI Alberto Mentasti e il fondo librario di Giorgio Lotti, tutti di proprietà dell’Istituto di studi giuridici Arturo Carlo Jemolo.
Il centro è promotore e coordinatore della Rete degli archivi per non dimenticare, un network di oltre sessanta soggetti fra archivi, istituti culturali e associazioni dei familiari delle vittime, nato con l’obiettivo di rendere disponibili fonti documentali sui temi legati ai terrorismi e alle mafie anche attraverso il portale dedicato del MiBACT (www.memoria.san.beniculturali.it) e il sito Fonti Italia repubblicana (www.fontitaliarepubblicana.it) che permette la consultazione online di documenti originali.
Il Centro di documentazione Archivio Flamigni dispone di una biblioteca specializzata nella storia politica dell’Italia repubblicana, in particolare sui temi legati al terrorismo, le stragi, la criminalità organizzata, la P2 e la massoneria, il ruolo dei servizi segreti, il neofascismo, nonché la storia del PCI e del movimento partigiano. La biblioteca conserva i fondi librari di Sergio Flamigni, Emilia Lotti, Piera Amendola, Giuseppe De Lutiis e un nucleo di libri su Aldo Moro, donati dalla famiglia dello statista. Vi sono conservati inoltre gli atti delle Commissioni parlamentari d’inchiesta di cui Flamigni è stato membro nonché le collezioni complete di importanti quotidiani e periodici. La biblioteca del Centro aderisce al polo IEI degli Istituti culturali di Roma il cui catalogo è consultabile sul sito www.istituticulturalidiroma.it.
I fondi o le porzioni di fondo ordinate sono consultabili al pubblico per la ricerca storica mentre gli strumenti di ricerca realizzati sono consultabili su www.archivioflamigni.org.