La lotta alle mafie non ammette delega, impone assunzione di responsabilità nell’ambito delle competenze di ciascuno: se si lavora tutti assieme, lo Stato è molto ma molto più forte delle organizzazioni criminali. E allora sono loro a dovere aver paura, non noi“. Lo ha detto il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, aprendo la presentazione del quarto aggiornamento al Rapporto “Mafie nel Lazio”. Rapporto che quest’anno si rinnova nel formato e per la prima volta sarà disponibile anche in versione ebook scaricabile e leggibile su moderni dispositivi elettronici.

E’ importante che questo sia un documento preparato e distribuito dalle istituzioni dello Stato – ha premesso Zingaretti – perché aiuta a capire e a conoscere un fenomeno purtroppo diffuso nel nostro territorio. E la conoscenza è la strada migliore per fuggire la tentazione della rimozione o, peggio, dell’omertà: nessuno potrà dire ‘non sapevo’ “. Per il presidente della Regione, è fondamentale “costruire anticorpi sempre più forti a poteri criminali capaci di infiltrare l’economia legale e le pubbliche amministrazioni: in questo senso vanno ad esempio la fatturazione elettronica, che siamo stati la prima regione ad adottare, i protocolli di collaborazione con le forze dell’ordine, i sequestri e le confische. E se vogliamo che quella alla mafia sia una lotta di massa, una lotta di persone – ha concluso Zingaretti – dobbiamo fare in modo che proprio la parola ‘confisca’ diventi riconsegna’, che i ‘non luoghi’ della mafia diventino davvero luoghi quotidiani di aggregazione e socialità.

Sono tante e diverse, tradizionali e autoctone. Continuano a operare in autonomia ma collaborano le une con le altre. E hanno una “regia criminale” per gestire gli affari, soprattutto nella Capitale. Sono le mafie, le organizzazioni criminali e le reti corruttive che da Roma a Latina, da Frosinone fino a Viterbo, continuano a condizionare la vita di cittadini, degli operatori economici e degli amministratori locali.  Lo “scenario criminale complesso” presente nel Lazio è al centro del ‘Mafie nel Lazio’, il consueto resoconto, documentato, delle principali inchieste giudiziarie portate a termine tra il 1 gennaio e il 31 dicembre del 2018. Un lavoro reso possibile grazie al robusto e brillante lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine a cui è dedicato questo Rapporto. Il rapporto, realizzato in collaborazione con LAZIOcrea, è stato presentato al WeGil a Roma, dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e dal presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Legalità Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi. Presenti Gerarda Pantalone, prefetto di Roma, Francesco Gosciu, Capo Centro Dia di Roma, Emma D’Ortona, segretario generale Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma, Nando Dalla Chiesa dell’Università di Milano.

Sotto la lente di ingrandimento in questa IV edizione – ha dichiarato Cioffredi – ci sono le indagini che hanno indebolito le ramificazioni di Cosa nostra catanese nel Lazio e le sentenze
emesse contro il clan Rinzivillo di Gela, attivo anche a Roma. Non solo: nuovi elementi che confermano la graduale stabilizzazione delle cosche di ‘ndrangheta e la pervasiva presenza economica della camorra nella Capitale così come la trasformazione di alcune periferie metropolitane in laboratori di nuovi modelli criminali in cui avviene il contagio del metodo mafioso“.